di Maurizio Fabris
Insegnante di Yoga-Ratna presso l'istituto yoga-ratna di Gabriella Cella (Piacenza)
C’è un posto nell’anima, dove la solitudine è leggera, come la discreta brezza del mattino. E’ un posto dove si può sedersi. Appoggiare la schiena al vuoto della propria intimità. Li l’orecchio interiore percepisce il canto delle balene, che si frammista all’energia delle onde, all’odore del vento, confuso in sinestetiche essenze. Ogni percezione diventa un tutto. Il tutto diventa percezione. Corpo ed anima annulla il confine che li divide. Ogni parte di se sono una nell’altra. La consapevolezza della propria unicità; di un destino trascendente la pesantezza dell’esperienza umana. L’esperienza della pace interiore. Il passo che del proprio cammino che diventa leggero, con i piedi che appoggiano senza gravità. Ma, sopratutto: Il silenzio. Melodia di accordi percepibili solo dall’anima. Veleggiare sopra l’esistenza. Diventi forte e debole; uomo e donna; luce e buio; domanda e risposta; bisogno ed appagamento; desiderio e frustrazione; penetrazione ed accoglimento; pianto e riso. Le polarità si annullano dopo essersi incontrate. Lo sguardo cerca il contorno dell’anima per potervi appoggiare la malinconia. L’unione e lo sforzo del distacco, con frammenti dell’altrui sofferenza mischiati ai tuoi. Il filo che univa, allentato dall’oblio dei sogni, si ritende. Riporta la consapevolezza di un fraseggio iniziato in un altro luogo, in un altro tempo, che disegna le note sulle dita delle mani, che sfiorano l’aria, per affidarle al vento. Tutto questo in quel posto che si chiama silenzio
ti sorrido
Insegnante di Yoga-Ratna presso l'istituto yoga-ratna di Gabriella Cella (Piacenza)
C’è un posto nell’anima, dove la solitudine è leggera, come la discreta brezza del mattino. E’ un posto dove si può sedersi. Appoggiare la schiena al vuoto della propria intimità. Li l’orecchio interiore percepisce il canto delle balene, che si frammista all’energia delle onde, all’odore del vento, confuso in sinestetiche essenze. Ogni percezione diventa un tutto. Il tutto diventa percezione. Corpo ed anima annulla il confine che li divide. Ogni parte di se sono una nell’altra. La consapevolezza della propria unicità; di un destino trascendente la pesantezza dell’esperienza umana. L’esperienza della pace interiore. Il passo che del proprio cammino che diventa leggero, con i piedi che appoggiano senza gravità. Ma, sopratutto: Il silenzio. Melodia di accordi percepibili solo dall’anima. Veleggiare sopra l’esistenza. Diventi forte e debole; uomo e donna; luce e buio; domanda e risposta; bisogno ed appagamento; desiderio e frustrazione; penetrazione ed accoglimento; pianto e riso. Le polarità si annullano dopo essersi incontrate. Lo sguardo cerca il contorno dell’anima per potervi appoggiare la malinconia. L’unione e lo sforzo del distacco, con frammenti dell’altrui sofferenza mischiati ai tuoi. Il filo che univa, allentato dall’oblio dei sogni, si ritende. Riporta la consapevolezza di un fraseggio iniziato in un altro luogo, in un altro tempo, che disegna le note sulle dita delle mani, che sfiorano l’aria, per affidarle al vento. Tutto questo in quel posto che si chiama silenzio
ti sorrido