Fabio racconta la sua personale via dello yoga:
Vorrei poter dire di essere un praticante di lungo corso, abituato alle posizioni più ardite. Mi piacerebbe saper coltivare la pace che riscalda l'anima, avere le gambe secche di Ghandi e roteare sul coccige mentre incrocio le rotule dietro il collo.
Ma molto probabilmente non conoscerò mai il saggio distacco del Mahatma e forse non arriverò mai a toccare le punte dei miei piedi senza piegare le ginocchia.
Sono un trentenne dal lontano passato di oscuro calciatore, i miei menischi oggi ballano la coucaracia e ho una naturale predisposizione a ricercare il sublime dell'esistere in un cosciotto di agnello più che nella meditazione interiore.
Eppure anch'io, tra mille incertezze e qualche esitazione, ho imboccato la mia personale via dello yoga.
Stimolato dall'aria fresca, dal profumo dell'erba appena tagliata e da un timido sole di primavera, anche la mia proverbiale pigrizia si è arresa, una domenica mattina sul prato del Parco delle Cascine.
Stimolato e condotto da un insegnante tutta per me – guardate la mia fortuna – che aveva del tempo da dedicare ai miei muscoli accartocciati, ho cominciato con alcune posizioni che sono andate a solleticare l'antica potenza dei miei quadricipiti, ad allungare questa schiena da ex studente precocemente incurvata, a ricordarmi che le braccia possono compiere movimenti che non si limitano a quelli necessari per muovere un mouse e picchiettare le dita sopra una tastiera.
Il saluto al sole e poi la posizione del fulmine (vajra-asana) - sì quella specie di Z che si disegna con il corpo e che fa tanto amaro Zucca - e poi tricona asana (il triangolo), e l’eroe terrifico Kartikeya sono le mie preferite. Nonostante una certa fatica e la discontinuità della mia pratica, qualcosa mi sta succedendo. Col tempo mi sono accorto di soffrire e godere allo stesso tempo, non saprei come spiegarlo, è una strana sensazione che si concentra nei muscoli e che si estende a tutto il corpo e che trasforma la fatica in piacere, in una specie di calda soddisfazione che mi porta a ripetere e ripetere e ripetere.
Ecco, solo una cosa – tra le mille – ancora non mi riesce. Pensavo fosse la più facile e invece mi mette davvero sempre in gran difficoltà. E' il rilassamento: qualcuno sa dirmi, in questo blog, perché a me fa l'effetto contrario, perché comincio col grattarmi dappertutto e poi, man mano che la voce dell'insegnante si fa più avvolgente, mi prende una gran tachicardia e un'agitazione al punto da dover abbandonare la posizione?